Oblio: capitolo quattro
- Irene Muraca

- 20 apr 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 11 mag 2020
Pistoia, Febbraio 1818
“Adele, stai bene?”
Soltanto la voce di sua sorella poteva riportare Adele alla realtà. La ragazza si volta verso Elsa, che sta leggendo l’ennesima lettera dello zio, in cerca di un nuovo indizio sull’uomo misterioso che Edoardo aveva visto nel giardino il giorno dell’avvelenamento di suo padre.
“Ti direi di sì, ma non posso mentirti. Il padre di Edoardo sta per riprendersi del tutto, e noi non solo non siamo ancora riusciti a sventare il suo piano, ma nemmeno a capirlo. Nostro zio sta complottando con lui e con i tantissimi destinatari di queste lettere, e nostra madre ancora non si è svegliata e probabilmente stiamo vivendo nella casa di colui che ne è responsabile. Abbiamo recuperato il Codice e non ci è servito a niente perché non sappiamo come usarlo, nostro padre non ha dato notizie di sé e Edoardo non è ancora tornato, non abbiamo niente e il tempo sta per scadere e..”
“Va bene Adele, basta così.” Elsa si è alzata ed ha preso la sorellina fra le braccia. “E’ vero, ci sono ancora tanti punti di domanda, ma abbiamo fatto troppi passi in avanti per arrenderci adesso. Abbiamo tutti i nomi degli alleati di Ristori, qui, sulle loro lettere, che siamo state in grado di decifrare solo grazie al codice. Se la lettera di Ristori è la sola su cui il codice non funziona, forse non siamo noi che sbagliamo qualcosa, e non è nemmeno il codice ad essere sbagliato. Forse il significato va trovato oltre le parole, e non fra di loro: “E nel momento in cui sarà possibile recuperare l’irrecuperabile, nelle ore in cui presente futuro e passato si fonderanno misteriosamente e magicamente, in quel preciso istante il grande Guardiano della città, attraverso un totale annullamento di sé, darà vita al nostro nuovo impero”. Ecco le testuali parole. Pensa, Adele. Il “Guardiano” della città sembrerebbe essere una persona..”
“E se non fosse così? Se fosse un luogo? Guarda, nelle lettere è stata concordata “la città del grande Guardiano” come meta in cui ritrovarsi. E’ quello il posto da cui vogliono far partire tutto. Un totale annullamento di sé… una distruzione! Per poter costruire, bisogna che ci sia spazio per farlo. Il loro intento è distruggere il “Guardiano” per ricostruire dopo sulle macerie il loro impero! Ma quando? Presente e futuro non si possono fondere, è assurdo.. Non succede, mai. Non è possibile.”
“Forse anche questo indica un momento speciale e unico, guarda, dice magicamente, dovrà pur dire qualcosa!”
“Non so Elsa, ma anche se scoprissimo il momento esatto, ci mancherebbe la città. Cosa può essere definito “guardiano”? Forse un faro, oppure una torre.”
“Sì, deve essere qualcosa che svetta sulla città, che la protegge. Mi viene in mente soltanto il Campanile della nostra Pistoia, deve essere qualcosa di simile..”
“Oh mio Dio.”
“Cosa?”
Adele ha cominciato ad arraffare diverse lettere e cacciarle dentro le tasche del suo mantello.
“Non è qualcosa di simile! E’ esattamente quello! Pistoia è la città del Guardiano, è lei che vogliono distruggere! Elsa, devo dirlo subito ad Edoardo..”
“Adele aspetta! Ma perché ne sei così sicura?”
“Lo zio ha chiamato nostra madre dopo anni, proprio quando nostro padre è partito senza spiegazioni. Perché farlo adesso? Forse per mettere in guardia sua sorella dal piano, o magari perché nostro padre ha scoperto tutto e lo zio vuole farlo tornare ricattandolo con la vita di sua moglie. Il collegamento con Pistoia siamo proprio noi, qui, ne sono sicura.”
“Cosa dici di fare adesso?”
“Il tempo sta per scadere, e noi dobbiamo impedire a Ristori di distruggere la nostra città, e allo zio di distruggere la nostra famiglia. Sta inducendo il sonno di nostra madre, è il momento di smascherarlo, ma per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri cugini.”
Le due sorelle si stringono le mani, mai prima di adesso si sono sentite più unite. Protette dai loro mantelli, escono dalla tenuta e si avvicinano alla carrozza. Proprio prima di partire, però, vedono arrivare Edoardo ed i cugini che, scesi da cavallo, si avviano verso l’ingresso. Scendono subito, e, dopo aver ringraziato il loro fedele cocchiere Fabrizio, li raggiungono velocemente.
“Adele, che succede, dove stavate and..”
“Da te. Edoardo, abbiamo capito. E’ Pistoia, la città del Guardiano è Pistoia. Ti aggiorno su tutto, ma rientriamo dentro, abbiamo poco tempo.”
Dopo un’ora passata ad ascoltare il piano delle due sorelle, Edoardo ed i cugini rimangono senza parole.
“Siete davvero geniali.” Edoardo guarda Adele con ammirazione, mentre Giacomo e Michele leggono la lettera di Ristori con attenzione.
“Sì, è stato un bel colpo, ma non sappiamo ancora quando vogliono portare a termine il loro complotto.” Dice Elsa, stremata. “E’ così tardi, non riposiamo da così tanto tempo. Forse a mente lucida domani possiamo capire qualcosa in più.”
“E’ già domani!”
“Cosa dici Michele! Torna a leggere, magari ci dimostriamo utili anche noi in tutta questa faccenda.”
“Giacomo, caro fratello, dicevo solo che è già domani, perché abbiamo superato da un pezzo la mezzanotte.”
“Quindi stiamo vivendo già il domani, anche se sembra di vivere la stessa giornata.. stiamo vivendo la notte di questo giorno, ma anche l’inizio del domani.. Michele! Michele non ci posso credere!!”
Adele corre ad abbracciare il cugino, e tutti si guardano ancora un po’ perplessi, fino a che anche Elsa capisce ciò che ha dedotto la sorellina, e si unisce subito all’abbraccio. Edoardo sorride, perché ora il piano è chiaro anche a lui, e comincia subito a riflettere sul da farsi, credendo fermamente che l’unica mossa possibile, adesso, fosse affrontare direttamente i responsabili della congiura: suo padre e Lorenzo.
“Qualcuno può spiegarmi cosa è appena successo?” Dice Giacomo, felice della gioia dei suoi amici ma ignaro della rivelazione che ha travolto tutti, tranne lui.
“Tuo fratello ha appena dato ad Adele la chiave decisiva per decifrare la lettera di mio padre. Il colpo è pianificato a mezzanotte, nel centro di Pistoia. E’ chiaro che il tutto è stato rimandato a causa dell’avvelenamento di mio padre, e ci resta ancora da capire chi sia quell’uomo che poco prima si trovava con lui. Ma credo che adesso la sola cosa da fare sia smascherare Lorenzo, e così scoprire il giorno scelto per portare a termine la congiura.”
“E’ esattamente il mio pensiero.” Adele lo guarda intensamente, e poi aggiunge, rivolta a Elsa: “E salveremo nostra madre.”
Il gruppo si prepara ad affrontare Lorenzo, ma vedono che la porta della camera di Francesca è socchiusa, e ne esce una flebile luce. Si avvicinano, e trovano proprio chi stavano cercando. Lorenzo è chino sulla sorella, le sta baciando la fronte, accarezzandole la mano. Si accorge della presenza dei ragazzi e molto lentamente volge lo sguardo su di loro, ed i suoi occhi sono un poco arrossati. Adele resta sbalordita ma prevale la rabbia, e si lancia subito per allontanare lo zio.
“Non osare toccarla.”
“Ragazzina, calmati subito. Non ti permetto di rivolgerti così. Michele, Giacomo, cosa le prende?”
“No, non osare tu chiamarla ragazzina.” Edoardo si avvicina ad Adele e le si ferma accanto, incrociando le braccia al petto, in segno di sfida.
“Sappiamo tutto, padre. Non serve mentire. Sappiamo cosa avete in mente insieme al Duca Ristori. Fermate il vostro piano, subito.”
Lorenzo guarda con dolore i suoi figli, e poi si lascia andare sulla sedia accanto al letto, in segno di resa. Nessuno si aspettava una reazione così immediata da lui, e nella stanza cala il silenzio.
“Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Ne sono sollevato. Ma non potete fermare niente, gli ingranaggi sono già stati messi in funzione.”
“Sollevato?” Questa volta è Giacomo a parlare, deluso e avvilito. “E’ il vostro piano, fermatelo.”
“Oh, allora non sapete tutto.. credevo di sì, che aveste unito tutti i pezzi.”
“Lo abbiamo fatto, zio. Sappiamo che il piano è anche del Duca Ristori, e che è stato rimandato a causa di ciò che gli è successo. Volete distruggere Pistoia, e intendete farlo a mezzanotte. Ma sì, non sappiamo il giorno esatto che avete scelto. E voi dovete dircelo. Nostra madre è tenuta in un sonno artificiale da voi, con che coraggio le state adesso accanto?”
“Non le farei mai del male. E’ mia sorella. Voi ragazzi non sapete, non avete capito, io non posso dirvi niente altrimenti verrà, sì, verrà anche per me…”
“Chi? Che cosa state dicendo, padre? Chi verrà da voi?”
Lorenzo si è alzato, cammina avanti e indietro, preda di una paura folle.
“Lui è andato dal Duca, verrà da me, sì, lui verrà! Non posso trascinarvi in tutto questo, non posso.. vi proteggerò. Vi proteggerò tenendovi all’oscuro. Non saprete, non saprete niente da me. Ma siete già qui, è tutto già cominciato..”
I ragazzi non sanno come comportarsi, lo guardano e riconoscono la sofferenza che sconvolge il suo viso, l’ansia nelle sue mani che tremano, gli occhi irrequieti che saltano da una parte all’altra della camera.
“Domani. Fermatelo, io e il Duca non ci siamo riusciti. Ma voi potete, perché ci siete voi, Adele ed Elsa, il suo punto debole. Il giorno è domani, e io farò di tutto per mantenere Francesca in vita, dal sonno che lui le ha imposto. E’ stato lui a farle questo, e da quel momento ho messo soldati ad ogni porta per non farlo più tornare. Fermatelo e prendete la cura per mia sorella. Mi dispiace, mi dispiace per tutto… il piano, lo abbiamo organizzato, sì, ma non volevamo trasformarlo in un vero e proprio massacro. Parlavamo solo metaforicamente, e solo troppo tardi abbiamo capito che lui non lo faceva.”
Un terribile presentimento invade la mente di Adele, e l’inquietudine che lei ha sempre sentito agitarsi inspiegabilmente nel suo cuore adesso ha preso la forma di un volto, familiare.
“E’ nostro padre.” Dice con un filo di voce.
Irene Muraca
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