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Oblio: capitolo tre

  • Immagine del redattore: Irene Muraca
    Irene Muraca
  • 28 gen 2020
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 11 mag 2020

La carrozza procede velocemente mentre Adele osserva Edoardo, pensieroso, cupo, con lo sguardo rivolto verso il paesaggio che si confonde intorno a loro e si mescola con le sue emozioni. Con le mani chiuse a pugno sembra pronto a combattere contro ogni dettaglio della natura che gli sfreccia accanto, quando un albero, quando un’altra carrozza, quando delle nuvole che stanno abbandonando il loro candore per dar posto all’oro del tramonto. I due ragazzi sono partiti nel tardo pomeriggio, contando di raggiungere la dimora del Duca Ristori verso le sette, prima di cena. Adele ed Elsa hanno passato la mattinata ed il primo pomeriggio nella camera della madre Francesca, la quale però non si è ancora svegliata. Le sue condizioni sono migliorate, il volto è più rilassato e le labbra hanno smesso di tremare, ma ancora non ha aperto gli occhi e questo è sempre più inspiegabile. Adele riemerge dal turbine dei suoi pensieri e guarda Edoardo, ancora immobile nella sua posizione controllata, di difesa, e senza esitare né pensare gli prende le mani e gliele stringe forte. Edoardo sembra come svegliarsi dallo stato di profonda inquietudine in cui era sprofondato e la guarda, meravigliato, con gli occhi velati di malinconia che ritornano del loro colore blu mare profondo. Allenta leggermente i pugni, chiusi così forte da aver lasciato il segno delle unghie sui palmi delle mani, ed entrambi osservano quelle piccole mezzelune arrossate.


“Non so perché tu non veda tuo padre da anni, cosa sia successo fra di voi, cosa abbia spezzato il vostro legame, ma so che è un folle a non volerti nella sua vita. Abbiamo un piano, ma questa può non essere l’occasione migliore per rivederlo, posso trovare un altro modo per prendere il codice, tu non devi incontrarlo per forza. Posso fingermi governante e entrare nel palazzo, credo di poterci riuscire..”


“No, andremo insieme. Tra dieci minuti arriveremo e quando ci annunceranno lui saprà che suo figlio è tornato e ne resterà stupito. A quel punto entreremo e lo incontreremo.”


“Sì, e poi con una scusa mi allontanerò e comincerò a cercare il codice o qualsiasi altro indizio che lo colleghi a mio zio. Il suo studio è al terzo piano, così come la sua camera, giusto?”


“Sì, l’ultima volta che sono stato a.. a casa era così. Sono passati degli anni però, può darsi che sia stato fatto qualche cambiamento, quindi tu non dovrai solo stare attenta, dovrai stare attenta mille volte di più, ci siamo intesi? Al minimo segnale di pericolo devi rinunciare a tutto e trovare un modo per tornare alla carrozza e andare via. Ecco, siamo arrivati.”


Edoardo sta per scendere dalla carrozza, fermata in prossimità di una grande scalinata, ma Adele lo trattiene, realizzando solo in quel momento che non avevano mai smesso di tenersi le mani, per tutto quel tempo.


“Stai attento.”


Edoardo le sorride, recuperando per un attimo l’aria spavalda che lo contraddistingue, ed i due cominciano a salire le scale, fronte unito verso la battaglia. Due servitori li raggiungono e domandano chi devono annunciare al Duca, e la risposta di Edoardo lascia tutti gli astanti a bocca aperta: suo figlio.


Dopo uno scambio di sguardi esterrefatti i due servitori guidano Edoardo e Adele all’interno del palazzo ducale attraverso il portone di ingresso, fino ad un grande salone pieno di luce.


“Bene, aspettateci qui. E.. bentornato, signore.”


Non c’è dubbio, questo palazzo è splendido, pensa Adele mentre osserva i lampadari brillanti che illuminano i grandi ritratti appesi alle pareti. Volti severi e dame raffinate si susseguono creando un’atmosfera antica e allo stesso tempo estremamente viva, fino a che lo sguardo dei ragazzi non si posa su quello di una donna bellissima dagli occhi blu scuro ed il sorriso radioso.


“Mia madre.” Sussurra Edoardo ad Adele, piano, con la voce piena di emozione.


“Signori, il Signor Duca Ristori.”


Edoardo si irrigidisce per un istante accanto ad Adele, ma torna subito ad avere lo sguardo fermo e deciso.

Per attimi che sembrano secoli nessuno proferisce parola, fino a che è Edoardo stesso a rompere il muro di silenzio.


“Padre, devo parlarvi.”


Senza rispondere niente, quell’uomo alto dai lineamenti severi volta le spalle agli ospiti e torna nella stanza da cui era arrivato poco prima, mentre i due servitori fanno a cambio con una donna dai capelli ormai grigi sopraggiunta quasi correndo.


“Oh piccolo mio, sei proprio tu!” e corre ad abbracciare Edoardo, che rimane stupito di fronte a quel gesto di grande affetto.


“Pensavo che non saresti più tornato dopo che..”


“Matilda, sono davvero felice di vederti. Ora devo andare, ma accompagna Adele in una delle stanze degli ospiti, vi raggiungo fra poco.”


E dopo un rapido cenno il ragazzo si allontana, e mentre le sue mani si chiudono di nuovo a pugno anche il suo cuore viene stretto da una morsa che lo lascia senza respiro.


EDOARDO


“Entra pure.”


Suo padre è di spalle, con lo sguardo rivolto oltre il vetro della grande finestra della stanza, verso il giardino pieno di alberi e fiori che stanno ormai perdendo le loro tonalità cangianti per assumere un aspetto più nostalgico e delicato. Edoardo entra e intravede la sagoma di un uomo che si allontana velocemente nel giardino.


Chiudendo la porta spera di lasciar fuori anche la sua agitazione e paura, ma le parole faticano ad uscire e le labbra tremano.


“Cosa succede, soltanto adesso ricordi di avere un padre? Dopo cinque anni ritorni, quale è la tua ragione?”


“Io.. io voglio rivedere i miei fratelli. Dove sono?”


“Non rivedrai i tuoi fratelli. Mi sembra di essere stato chiaro quando ti ho cacciato.”


“Non mi hai cacciato, me ne sono andato.”


Cala il silenzio. Edoardo prende sempre più coraggio mentre le parole che prima non riusciva a pronunciare fanno a lotta per uscire, adesso, prorompenti, forti vere e devastanti come un tornado.


“Io me ne sono andato. Me ne sono andato perché ci hai strappato via nostra madre! Lei aveva scoperto un tuo segreto e tu l’hai fatta scomparire per questo! Non avrebbe mai lasciato i suoi figli insieme a te, non più! Stavi impazzendo, corroso da una brama di potere che si stava divorando il tuo lato più umano! E adesso non è rimasto niente del padre che un tempo amavo e rispettavo, ed io voglio sapere dove sono i miei fratelli così da salvarli da te.”


Il Duca Ristori si gira lentamente verso di lui, pallido in volto, con la bocca socchiusa e gli occhi arrossati, il suo volto ha perso la serietà di prima per lasciare il posto ad una folle sofferenza. Edoardo sa che avrebbe dovuto prendere tempo per permettere ad Adele di trovare il codice, ma non può più trattenersi.


“Per tutto questo tempo ho trattenuto il dolore, ho lasciato che crescesse dentro di me e che mi isolasse, mi privasse della spontaneità e della felicità. Per tanto tempo mi sono rifiutato di pensarti, poi ho deciso di lasciarmi dei momenti ogni giorno in cui sfogare la mia rabbia ma non riuscivo più a farla uscire, ormai era radicata dentro me, era parte di me e non sapevo più come liberarmene. Ora non posso più permetterle.. permetterti di logorarmi ancora, di distruggermi. So che stai tramando qualcosa, che non hai mai abbandonato il gioco sporco ed il ricatto per ottenere più potere, che non esiti a sporcarti le mani per raggiungere i tuoi obiettivi, quindi pretendo che tu mi dica adesso quale è il tuo piano. Cosa è il Guardiano della città. Cosa stai complottando con Lorenzo Grimaldi. Basta padre, basta segreti.”


“Tu.. tu. Come osi? Come osi…”


Non riesce a terminare la frase, si porta una mano al petto e chiude forte gli occhi, come per una fitta di intenso dolore. Edoardo lo guarda attonito per qualche istante e poi grida forte. Corre subito a cercare aiuto, ma le gambe gli tremano e la vista si offusca. Cade a terra in ginocchio, sente una voce familiare e delle mani calde gli prendono il viso e lo alzano un poco. Adele è arrivata.


ADELE


Edoardo sta entrando nella stanza mentre lei è rimasta sola con Matilda. L’anziana signora la osserva con occhi curiosi ed un sorriso malizioso mentre la accompagna nella stanza degli ospiti.


“Signorina Adele, lei ed il Signorino Edoardo formate davvero una bellissima coppia!”


“Ma no, noi non siamo una coppia Matilda.. siamo solt..”


“Oh via, la prego, si vede, si vede chiaramente! Edoardo non tornava a casa da diversi anni, mi è mancato così tanto! La sua assenza si è fatta sentire, ha sempre portato tanta allegria in questa casa, era un vero e proprio terremoto, non stava mai mai fermo. Quando se ne è andato tutto è cambiato.. ecco, è questa la vostra stanza, perdoni il disordine ma non viene utilizzata da tanto tempo, non si ferma mai nessuno in questa casa..”


“Matilda, grazie mille, davvero..”


“Dal terribile avvenimento non l’ho più visto felice, invece quando siete arrivati ho visto nei suoi occhi mentre vi guardava un fuoco vivo, ardente, che non vedevo da troppo tempo..”


Nel dire queste parole Matilda si è commossa, ha portato una mano sul cuore mentre l’altra l’ha posata su una spalla di Adele con un gesto affettuoso.


“Il terribile avvenimento di cui parlavi.. riguarda la madre di Edoardo?”


“Oh sì signorina.. Edoardo era molto affezionato a sua madre, le confidava ogni pensiero ed emozione. Sia lui che i suoi due fratellini erano sempre insieme a lei, li faceva studiare, giocare, divertire, insegnava loro cosa volesse dire voler bene e proteggere la propria famiglia, cosa significasse lottare per i propri sogni e difendere la giustizia. Un tremendo giorno c’è stato un forte litigio fra la Signora ed il Signore Ristori, e dopo qualche ora la Signora è scomparsa e non ha più fatto ritorno, se ne è persa ogni traccia. Il Signorino Edoardo l’ha cercata giorno e notte, anche se era giovanissimo e non aveva molte risorse, fino a che un giorno non se ne è andato via correndo, promettendo ai fratellini che sarebbe tornato per stare con loro e portando con sé soltanto la collana preferita della madre. I fratelli lo hanno aspettato per diversi mesi fino a che il Duca non li ha mandati a vivere lontano, a casa di suo fratello a Padova. Lo so, è una storia molto triste, ma ora che Edoardo è tornato tutto andrà per il meglio! Gradite un po’ di latte caldo?”


“Grazie Matilda, mi piacerebbe molto.”


“Benissimo! Glielo preparo subito, mi aspetti qui torno prestissimo!”


Non appena Matilda chiude la porta alle sue spalle Adele sente una calda lacrima scenderle giù dalla guancia, ed osserva il suo volo inesorabile verso il basso, quell’attimo fulmineo in cui la lacrima, diventata stella cadente, compie il suo brillante ultimo passaggio nell’aria, splendendo della luce più intensa. Lo sguardo della ragazza cade quindi in basso e viene attratto da un piccolo pezzo di stoffa che spunta inaspettatamente dal pavimento, nell’unica zona priva di polvere. Adele si abbassa e tira delicatamente la stoffa, e così facendo avvia un meccanismo che apre una piccola intercapedine nel muro di fronte. Avvicinandosi, vede che all’interno c’è un taccuino. Lo prende fra le mani. Lo apre. Una lunga lista di simboli si dispiega davanti ai suoi occhi, cifre, lettere, una pagina che presenta dei cerchi ad intervalli quando regolari, quando irregolari. “Il codice”, pensa Adele mentre sorride e salta dalle felicità.


“Signorina ecco il vostro latte caldo!”


Matilda è rientrata silenziosamente con una tazza fumante su un vassoio d’argento, e Adele si volta ancora preda di una grande soddisfazione, ma il sorriso le muore sulle labbra quando un grido fende l’aria e arriva travolgendola come un pugno nello stomaco: è Edoardo.


Il vassoio cade dalle mani di Matilde e la tazza va in frantumi sul pavimento. Adele comincia a correre verso quella voce stringendo forte il codice fra le mani, e dopo un tempo che le è sembrato infinito arriva nel corridoio dove aveva lasciato Edoardo, e lo ritrova lì, in ginocchio a terra con la testa piegata in basso. Corre verso di lui, gli prende il viso fra le mani e lo guarda negli occhi, lo chiama per nome ma lui si limita a guardarla a sua volta con un’espressione confusa e stanca. Lui le si stringe forte incapace di reagire e pensare mentre lei guarda all’interno della stanza e vede suo padre riverso a terra, scosso da un tremito convulso e ansimante. Due guardie si avvicinano, entrano nella stanza, gridano “Il Duca è stato avvelenato!” e fanno spazio al medico, pronto a somministrargli l’antidoto.


“Edoardo, guardami. Guarda, ho trovato il codice. Va tutto bene, tuo padre starà bene. Fai un respiro, così. Va tutto bene. Il medico gli ha già dato la cura e ha detto che si rimetterà completamente ma che ci vorranno diversi mesi. Ho parlato con Matilda, i tuoi fratelli stanno bene, sono da tuo zio a Padova.”


“I miei fratelli..”


“Sì, stanno bene.”


“E hai trovato il codice..”


“Sì, eccolo, è qui con me.”


Edoardo si alza, il suo viso riprende colore, ritorna finalmente in sé e si guarda intorno.


“Dobbiamo andare Adele, adesso, prima che quell’uomo ritorni. Dobbiamo tornare a casa e risolvere questo mistero, decifrare le lettere e smascherare il complotto.”


“Quale uomo?”


“Quando sono entrato nella stanza dove si trovava mio padre ho visto un uomo che invece si allontanava, può essere stato lui ad avvelenarlo prima della nostra discussione. Durante il viaggio ti spiegherò tutto, ma ora dobbiamo andare.”

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