Standhill: capitolo uno
- Irene Muraca

- 27 dic 2019
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 30 dic 2019
Non credevo di poter continuare a vivere in questa città.
Avevo grandi sogni, progetti, speranze.
Adesso mi resta soltanto una cosa.
La vendetta.
Tre mesi prima
“Jane, sei pronta? Finalmente è iniziata l’estate, sai cosa vuol dire! Finalmente andiamo al mare! Passerà Josh fra poco a prenderci!! Sbrigati, non voglio farlo aspettare, sai quanto io ci tenga a stare con lui, non mi fare perdere tempo, va bene? Già che sono super agitata, non riesco a credere che andremo in vacanza insieme, è il mio sogno da sempre e sta diventando realtà, oddio chissà cosa potrà succedere, non sto nella pelle, ti prego Jane dimmi qualcosa, come ti sembro, sto bene? Allora?? Ci sei??”
“Certo che ci sono, Alice. Dammi un secondo solo, vado a salutare mamma e mia sorella e arrivo, ci vorrà un attimo. Stai benissimo, aspettami pure fuori, ti raggiungo subito.”
Adoro Alice, è la mia migliore amica, so quanto sia felice di partire. Anche io lo sono, ma come sempre le partenze mi agitano un po’. Amo la mia famiglia, ma odio i saluti, sapere che mi mancheranno, che sarò lontana, sono felice, ma non so spiegare questa sensazione. Starò via 15 giorni, e per via intendo qualche km lontano da casa. La località che io ed i miei amici abbiamo scelto è vicinissima, del resto viviamo a StandHill, una città piccola e tranquilla circondata da numerosi altri posti piccoli e tranquilli, con famiglie che ci lasciano andare in vacanza ma solo nei paraggi, il che vuol dire che come sempre possiamo scordarci gite a Londra , Roma o Parigi. Non so nemmeno se andrò mai in queste città, sarebbe un sogno, ma StandHill è così, in qualche modo sognare sembra da matti.
“Oh tesoro, ci mancherai tantissimo. Divertiti con i tuoi amici, stai attenta e chiamaci ogni sera. Ti vogliamo bene, fai buon viaggio. Saluta Alice e Josh, vieni qui che ti abbraccio forte forte. La mamma ti adora, lo sai, vero?”
“Sì mamma, lo so, ti voglio bene anche io. Salutami papà. Ciao Helen, ti voglio bene, tantissimo, non fare dannare mamma e papà va bene? Ti manderò tantissime foto.”
Ecco fatto, ecco superato il momento che più temevo, un saluto veloce, non voglio avere la sciocca sensazione che siano addii, deve essere proprio questo che mi spaventa, che mi fa agitare. Lasciare la mia sorellina Helen è davvero difficile, ha sette anni adesso e sta cominciando davvero a crescere, ma tornerò presto, starà benissimo.
Prendo la mia valigia e gli occhiali, saluto nuovamente mamma ed Helen e chiudo la porta.
La mia avventura sta per cominciare.
Josh è già arrivato, e Alice lo sta abbracciando proprio adesso. Ha una cotta per Josh da quando era piccola, aveva l’età di mia sorella, se non sbaglio. Adesso che sono passati dieci anni la cotta è ancora più forte, e anche se Alice non se ne è ancora accorta, credo che Josh ricambi il suo sentimento. Non mi ha mai detto niente, a differenza di Alice che non fa che parlarne, ma lui la guarda con affetto, con amore. Ne sono sicura, e spero che questa vacanza mi dia ragione.
“Eccomi, mi avete aspettata a lungo? Mamma vi saluta. Ho preso tutto, sono pronta!”
Dopo aver salutato i miei amici metto la valigia nel bagagliaio, e mi siedo dietro ad Alice, seduta fieramente accanto a Josh che guida la vettura. Ha un sorriso immenso, ed ha deciso di rinnovare il suo nuovo vestito bianco che le dona davvero, le risalta i corti boccoli neri e gli occhi, che irradiano felicità. Josh ha da poco una nuova macchina, una cinque posti rosso fuoco, è spaziosa e pulita, c’è spazio per gli altri compagni di viaggio che si siederanno accanto a me. A differenza di Josh e Alice che sono i miei più grandi amici da sempre, gli altri due ragazzi che stiamo andando a prendere non li conosco affatto, sono due ragazzi arrivati da poco in città che hanno fatto subito amicizia con Josh, il quale ha deciso di invitarli e si è offerto persino di passare a prenderli.
“Ragazze fra poco arriviamo a casa di quelli nuovi: si chiamano Oliver e Alex, sono simpatici, non so molto della loro storia ma a quanto ho potuto capire si sono trasferiti con la famiglia da Primrose, una città abbastanza lontana da qui. Con questa vacanza li conosceremo meglio, quando arriveremo al mare lo sapete, troveremo altri cinque amici ad aspettarci, quindi vedrete, avranno modo di ambientarsi alla perfezione!”
Josh è così, sempre pronto ad aiutare gli altri, a far sorridere. Circa dieci minuti dopo arriviamo alla casa dei nuovi arrivati in città, e resto senza parole. La loro casa era grandissima, con un cancello di ferro battuto che dà l’accesso ad un grande viale delineato da due lunghe file di pini, alla fine del quale si ha finalmente la casa, vittoriana, immensa.
“Accidenti…” mormora Alice, ma rispecchia in realtà anche il mio pensiero e quello di Josh, rimasti a bocca aperta di fronte a così tanto splendore. Mentre ancora ammiravo la villa ed il grande giardino, sento dietro di me una voce, calda, inaspettata, dire “Anche io sono rimasto senza parole quando sono arrivato.”
Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non trovo le parole. Questo ragazzo ha uno sguardo intenso, mi sta guardando dritto negli occhi probabilmente aspettando che io gli risponda.
Mi accorgo che Josh e Alice stanno già parlando con un altro ragazzo, aiutandolo a mettere la valigia in bauliera.
Ritorno a guardare questo sconosciuto che ancora mi fissa in silenzio, e senza riflettere finalmente gli rispondo: “Tu devi essere quello nuovo.” Mio Dio, era meglio se fossi rimasta in silenzio. Cerco di rimediare: “Cioè, sì, ben arrivato in città ecco, volevo dirti questo, insomma. Tutto bene?”
Sto solo peggiorando la situazione, il silenzio di poco fa era decisamente meno imbarazzante.
“Io sono Oliver, piacere di conoscerti..” “Oh! Jane, mi chiamo Jane” “Piacere di conoscerti Jane.” Mi sorride, e così dicendo si avvia verso la macchina, dove ci aspettavano i nostri compagni.
“Ehi, ciao! Io sono Alex, tu devi essere Jane! Mi stavano giusto raccontando un po’ di voi, Josh e Alice. Anche io e Oliver siamo amici da tantissimo, siamo felici di fare questa vacanza insieme a voi.”
Oliver stringe la mano a Josh e Alice, e mette a sua volta la valigia in bauliera. Ci sistemiamo nei sedili posteriori, io scelgo il posto al finestrino dietro Josh, Alex si siede accanto a me e Oliver prende il posto dietro Alice. Josh accende la radio e mette in moto la macchina, adesso siamo pronti a partire. Ripenso allo strano dialogo che ho avuto prima con Oliver, se solo non fossi stata così imbranata. Il viaggio è durato circa un’oretta, fra musica e risate.
“Scendere dalla carrozza, ragazzi, siamo arrivati!”
Josh non sta più nella pelle, con il suo più grande sorriso è sceso dalla macchina e a corsa ha aperto la portiera ad Alice, che appena è scesa ha ricambiato la gentilezza con un bacio sulla guancia. Io sono scesa velocemente e ho aspettato che Oliver e Alex prendessero le loro valige, prima di prendere la mia. Guardo adesso Oliver che sta aiutando Alex, e noto i suoi biondi capelli che splendono alla luce del sole. Lui in questo istante si volta e mi trova così, immobile, a fissarlo. Accenno un sorriso, e decido subito che evitare Oliver per il resto della giornata avrebbe fatto solo del bene, così domani magari poteva essersi scordato queste mie continue figuracce. Prendo la mia valigia e, con tutti gli altri, mi incammino verso la casa che ci ospiterà per 15 giorni. Noto fin da subito il gruppo che ci aspetta davanti a casa, e sento Alice che mi prende sotto braccio e mi dice piano: “Tutto bene J? Sai che ci sarà anche… Andrew! Ciao Andrew, come stai?” Giustappunto appare l’oggetto della nostra preoccupazione, Andrew.
“Ciao Alice! Tutto bene.. ciao Jane. Ti trovo bene.”
“Andrew, anche io. Tutto bene il viaggio?” Questa giornata mi ha sorpresa fin troppe volte.
“Sì, eccome! Guarda, vieni a salutare gli altri, sono tutti emozionati per la nostra vacanza.”
Guardo Alice in cerca di aiuto, e lei a sua volta guarda Josh, che si era già accorto della situazione ed era già a qualche passo da noi.
“Andrew, ciao! Aiutami a portare tutti questi bagagli in casa, dopo le presentazioni.”
Guardo il mio amico riconoscente, e mi giro verso i nuovi arrivati, che se ne stanno in disparte parlando sommessamente.
“Ragazzi – dico loro con un sorriso – è ora di entrare e salutare gli altri.”
Irene Muraca
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