Standhill: capitolo tre
- Irene Muraca

- 29 dic 2019
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 30 dic 2019
Mancano tre giorni alla fine della vacanza, e fino ad adesso abbiamo vissuto grandi avventure ed emozioni. Siamo andati al cinema, al lunapark, abbiamo fatto giri per la città con biciclette e moto, passato serate sulla spiaggia davanti al falò.
Josh finalmente ha confessato i suoi sentimenti ad Alice, e ormai da qualche giorno sono diventati inseparabili, sempre mano nella mano, e sorridenti più che mai. Non ho mai visto i miei amici più felici di così, è meraviglioso, vorrei che niente potesse turbare la loro serenità.
“Jane Jane Jane.. so di essere stata tanto impegnata in questi giorni, ma non credere nemmeno per un secondo che io abbia smesso di preoccuparmi e di tenere d’occhio la mia migliore amica. Cosa stai combinando con Mr raggio-di-sole?”
La giornata è appena cominciata, ed io ed Alice ci stiamo preparando per uscire.
“ALICE! NIENTE, SMETTILA!”
“No no no signorina, ti ho vista sai! Hai trascorso ogni giorno tra risate e sguardi d’intesa con Oliver, devi raccontarmi tutto.”
“Ci siamo soltanto conosciuti meglio. Siamo stati in tutte le librerie della zona, e adesso so che è appassionato di libri d’avventura, e che ha letto tutti i classici. Gli ho raccontato di me, parlato della nostra città, Standhill, e fatto vedere le fotografie più belle che ho scattato. Sono stati momenti davvero belli, ed oggi andremo insieme a fare una camminata nel grande parco che è qui vicino, pranzeremo insieme lì e..”
“Ottimo Jane, ti sei sentita libera di parlare con lui e di raccontargli molti tuoi ricordi, di farti conoscere. Oltre ai suoi libri preferiti, però, cos’altro sai di lui?”
“Beh, in realtà.. ora che ci penso non mi ha detto molto, soltanto che vuole bene ad Alex come ad un fratello, e che hanno cambiato città per motivi lavorativi.”
“Jane, tu solitamente sei un’abile investigatrice, adesso però mi sembra tu abbia lasciato in sospeso molte questioni, e perso di vista altrettanti dettagli. E’ fantastico che tu abbia tanta fiducia in Oliver, dico davvero, ma devi assicurarti che sia ben riposta. Adesso devo andare perché Josh mi aspetta, andremo sulla spiaggia. Non volevo incupirti, io sono felice se tu sei felice, è solo che non voglio che tu soffra come è successo con Andrew. Ci vediamo stasera, ti voglio bene.”
“Divertiti tanto con Josh, stasera mi racconti! Ti voglio bene.”
Alice esce dalla stanza, e con me restano tutti i pensieri. La mia amica ha ragione, io non conosco Oliver, non si è confidato con me, non mi ha mai parlato della sua famiglia. Userò questi tre giorni per capire qualcosa di più.
Oliver è arrivato poco dopo, mi ha salutata con un bacio sulla guancia, e dopo un viaggio veloce in macchina siamo arrivati nel grande parco della città. Oliver è di buon umore , ed io non riesco a non lasciarmi travolgere dal suo sorriso. Per un attimo mi stringe la mano, poi comincia a camminare assorto lungo viali di querce imponenti e rigogliose. Io resto un poco dietro, lo osservo e vorrei tanto non avere questo seme del dubbio che cresce dentro di me. Il dubbio c’è, e non posso ignorarlo.
Raggiungiamo un giardino pieno di splendidi fiori profumati e colorati, e ci sediamo su una panchina, pronti per il nostro picnic. Mi viene in mente quanto mia madre adori curare le sue piante, e allora mi sorge spontanea una domanda, che rivolgo ad Oliver senza riflettere: “Come si trovano i tuoi genitori nella nuova città?”
Oliver diventa di colpo pensieroso, scuro in volto, e stenta a rispondere, spingendo lo sguardo lontano.
“Quale lavoro li ha portati a Standhill?”
“Non mi è permesso conoscere l’incarico che li ha portati fin qui, ma non è comunque niente di importante. Ti va dopo pranzo di fare una camminata?”
“E’ soltanto che in questi giorni hai lasciato che mi sfogassi e ti travolgessi con tutti i miei ricordi e pensieri, mi hai ascoltata, e vorrei ti sentissi libero di fare altrettanto.”
“Grazie.”
“Cosa intendevi dire prima con non mi è permesso conoscere?”
Non risponde, e fissa di nuovo lo sguardo lontano.
Il mio tentativo con Oliver è ufficialmente fallito, e comincio ad agitarmi, a provare persino rabbia. Mi alzo e comincio a camminare, allontanandomi. Oliver mi chiama, ma non voglio fermarmi. Lui allora si alza e decide di seguirmi, mi raggiunge velocemente e si ferma davanti a me.
“Perché te ne stai andando così?” Il suo viso è arrossato, preoccupato.
“Non ho intenzione di vivere in un’altra bugia, in altri segreti. Cerco di conoscerti e tu cosa fai? Mi ringrazi per le mie domande, ma non rispondi a nessuna di queste..”
“Non c’è niente di bello da raccontare, né tantomeno da ascoltare.”
“Questo spetta a me deciderlo.”
Così facendo raggiungo la macchina, metto in moto, e parto.
Parcheggio velocemente e corro verso casa, sbatto con forza la porta e mi rifugio nella mia camera. Tutti i miei amici sono fuori a divertirsi, mentre io non riesco a smettere di pensare alla discussione nel parco. Mi chiedo dove sia adesso Oliver. Forse ho compiuto un gesto esagerato, lasciandolo così, solo, e correndo via. Scrivo una lettera in cui abbozzo delle scuse confuse , raggiungo la sua camera per infilare la lettera sotto la porta e mi accorgo che questa è socchiusa, e che dall’interno provengono dei rumori, come se ci fosse qualcuno. Molto strano, non dovrebbe esserci nessuno in casa adesso. Provo a sbirciare nella stanza, e vedo una figura, di spalle, mentre mette a soqquadro la scrivania, apre cassetti, rovescia a terra vestiti. La misteriosa figura batte un pugno sul muro, prende a calci le valigie a terra, ancora da disfare, e poi fruga anche in queste, imprecando. Non posso non riconoscere il suono di questa voce, che persino nella rabbia mantiene un tono sprezzante di arroganza. Andrew. Resto senza fiato, e proprio in questo istante Andrew si ferma, drizza le schiena, le spalle, resta immobile per un istante e poi si volta verso la porta, rapidamente, inaspettatamente. Si volta verso di me. I suoi occhi sono vitrei proprio come erano quella sera, il suo viso è teso in un’espressione di folle controllo, la mascella è serrata. Senza volere, per lo spavento colpisco la porta, che si apre e mi lascia intravedere di più della stanza. Vedo Alex svenuto a terra, con un pugnale conficcato nella gamba destra da cui esce copioso il sangue. Con le lacrime agli occhi, comincio a correre più veloce che posso, inciampo, mi rialzo e continuo a scappare, mentre sento Andrew che urla il mio nome. Una mano mi afferra e mi tira all’interno di una stanza tappandomi la bocca, mi stringe forte ed io lo riconosco subito, sentendomi subito al sicuro. Oliver mi guarda dritto negli occhi, mi prende per mano e apre la finestra. Ci troviamo al primo piano, ed abbiamo una sola via d’uscita, dobbiamo saltare.
“Alex… Alex è con Oliver, nella camera. Non possiamo lasciarlo…”
“Lo so, tornerò a salvarlo, ma adesso dobbiamo andare. Forza Jane, al mio tre.”
Uno..
Abbiamo soltanto questa via d’uscita.
Due..
Tre. Salto.
Atterriamo e ci rialziamo subito. Corriamo, seguo Oliver attraverso tantissime strade e vicoli che non avevo mai notato, e raggiungiamo una porta rossa di legno, Oliver prende dalla tasca la chiave, ed entriamo. Non riesco a parlare, non riesco a capire cosa sia appena accaduto, ho ricordi che vanno a sovrapporsi, Alex, Andrew.. Oliver.. cosa sta succedendo?
“Jane, ho bisogno che ti fidi di me. La prima sera che abbiamo passato qui, ho interrotto una tua conversazione con Andrew. Lui parlava di una sera in particolare, la sera che lo hai lasciato. Cosa è accaduto quella sera?”
“Sì, l’ho aspettato per tanto a casa sua e quando ho deciso di andarmene l’ho incontrato. Lui stava tornando ed aveva la stessa espressione di oggi. Me ne sono andata e..”
“Jane, ci sarà qualcosa di più, devi aver visto qualcosa di particolare, qualcosa che forse non avresti dovuto vedere e per questo lui non ti dà pace.”
“Aveva… aveva una collana in mano… una collana d’argento con un ciondolo a forma di farfalla.”
“Oh no.. Questa collana?”
Oliver ha preso il cellulare e mi ha mostrato una sua foto insieme ad una ragazza più piccola, che aveva i suoi stessi capelli biondi luminosi ed un grande sorriso, ed al collo portava un ciondolo a forma di farfalla.
“Sì, è questa. Oliver, che succede?”
“E’ lui Jane. E’ lui. Non ne eravamo certi ma è lui, lo abbiamo trovato. Alex, Alex deve sapere. Io lo salverò, e insieme faremo quello per cui siamo stati addestrati tutti questi anni.”
“Ma che cosa intendi Oliver? Per cosa siete stati addestrati?”
“Per diventare assassini.”
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